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Mezzo secolo fa la Citroen CX

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Destinata a subentrare alla mitica DS.

A metà degli Anni 60 alla Citroen si iniziò a pensare ad un modello che potesse subentrare alla mitica DS (ed alla sua variante economica ID). Ma alla fine fu data priorità alla GS, modello medio che nella gamma si inseriva tra Ami 6 e ID, proseguendo nell’opera di riempimento della “voragine” che da tempo esisteva nella gamma del Double Chevron, voragine che esisteva già tra 2CV e Traction Avant prima e tra 2CV e DS poi.

Per questo il progetto della nuova ammiraglia fu temporaneamente accantonato. Anche perché nel 1964 era prematuramente scomparso l’italiano Flaminio Bertoni, creatore dello stile di Traction Avant, 2CV e DS. Al suo posto subentrò l’equipe guidata da Robert Opron che era rimasto colpito dal prototipo che la Pininfarina aveva realizzato per l’inglese BMC e che finì per influenzare sia le linee della GS che quelle della futura CX, che aveva il nome interno di “Progetto L”. Ma alla Citroen i fondi scarseggiavano, anche per mosse azzardate come il motore Wankel e l’acquisizione della Maserati. Da qui l’adozione di molta componentistica comune a DS e ID come motori e sospensioni idropneumatiche.

Alla fine si votò per una linea a due volumi, con interni particolarmente avveniristici per l’epoca, compreso un cruscotto “a lunula” con quadranti dal look rivoluzionario. L’auto, per la quale era stato scelto il nome CX (sigla del coefficiente aerodinamico di un’auto) sarebbe stata prodotta nel nuovo stabilimento di Aulnay-sous-Bois, nei pressi del vecchio aeroporto parigino di Le Bourget. In piena crisi petrolifera, nel giugno del 1974 i primi esemplari cominciarono ad uscire dalle catene di montaggio e sempre in quel mese in Lapponia la CX fu presentata alla stampa. Presentazione al pubblico ad Ottobre, in occasione del Salone di Parigi.

Per molti la CX è considerata l’ultima “vera” Citroën, dal momento che in seguito sarebbero nati modelli contaminati stilisticamente e meccanicamente dalla Peugeot, con la quale la Casa di Quai de Javel si sarebbe riunita a formare il Gruppo PSA proprio in quel 1974.

La CX fu anche la prima Citroen a motore trasversale, un 1985 cc a carburatori da 102 CV. Il cambio era a 4 marce. Pian piano la gamma crebbe con un motore 2.200 e versioni più ricche. Nel 1975 fu prodotta l’ultima DS mentre la CX evolveva sia con la lussuosa Pallas che con il Diesel 2200 da 65 CV. Alla fine del 1975 arrivò anche la familiare Break e l’anno dopo fu la volta della CX 2400 Prestige a passo lungo. Nel 1977 fu presentata la sportiva CX 2400 GTI da 128 CV e 190 km/h, seguita l’anno dopo dalla CX 2500 Diesel da 75 CV, brillante ed economica, particolarmente gradita dalla clientela anche in Italia.

A metà degli Anni 80 però la CX iniziò a soffrire anche della concorrenza interna del nuovo modello nella gamma, la BX. Per questo nel 1985 fu giocoforza presentare la seconda serie della CX, con obsoleti paraurti in metallo sostituiti da veri e propri scudi paraurti in plastica e una strumentazione più classica con quadranti analogici. Bisognava tener duro in vista dell’arrivo della XM, prevista per il 1989. In quell’anno berlina e Limousine uscirono di scena, lasciando a listino solo le versioni Break per altri due anni.

La CX comunque aveva saputo reggere degnamente il mercato per tre lustri, fronteggiando una concorrenza particolarmente agguerrita, per cui merita un posto di rispetto nella storia dei modelli del Double Chevron.

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